Fino al 19 agosto, le preziose cinquecentine di Bartolo da Sassoferrato
|Sassoferrato – Si inaugura Sabato 21 luglio alle ore 17 e resterà aperta fino al 19 agosto 2018, l’esposizione di oltre trenta volumi di opere di Bartolo da Sassoferrato edite nel corso del XVI secolo. L’esposizione, promossa dall’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato” in collaborazione con il Comune di Sassoferrato, si tiene nello storico Palazzo degli Scalzi, sede della Galleria civica di arte contemporanea. All’inaugurazione prenderanno parte il Sindaco di Sassoferrato Ugo Pesciarelli, il Presidente dell’Istituto bartoliano Galliano Crinella, Diego Quaglioni dell’Università di Trento, il Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Corte d’Appello di Perugia Dario Razzi, lo storico del libro e della carta Franco Mariani.
L’iniziativa vede il patrocinio della Fondazione Carifac, delle Università di Perugia e di Urbino, della Regione Marche, della Deputazione di Storia Patria per le Marche, del Comune di Fabriano e del Museo della Carta e della Filigrana. Nel pieghevole preparato per l’occasione si leggono dei testi tratti da saggi di studiosi bartoliani che si richiamano ad alcuni temi della straordinaria opera del più insigne giureconsulto italiano al quale Sassoferrato ha dato i natali (1313/1314 – 1357). Vi è, tra questi, quello di Ferdinando Treggiari, dell’Università di Perugia, sul testamento di Bartolo, che riproduciamo qui a seguire:
“L’enorme eredità culturale del magistero di Bartolo ha esaltato, di riflesso, la sua vicenda umana, rimasta sospesa tra realtà e leggenda. Buona parte dei documenti più importanti della sua vita ci è difatti giunta non in originale, ma in una trascrizione, non si sa quanto fedele, compiuta in tempi anche molto posteriori agli eventi. Per questa via conosciamo anche il testamento di Bartolo, riportato da Giovanni Paolo Lancellotti nel 1576 nella sua Vita Bartoli. In questa redazione è stato poi inserito, insieme alla Bartoli Saxoferratensis vita di Tommaso Diplovataccio, in apertura di numerose edizioni a stampa degli opera omnia bartoliani.
È nel convento di S. Francesco al Prato nel quartiere di Porta S. Susanna, dove abitava (in una casa della parrocchia di S. Maria dei Francolini), che il 14 maggio 1356, quindici mesi prima di morire, Bartolo detta il suo testamento alla presenza del notaio Giacomo Nelli di Perugia e di sette francescani come testimoni. La prima disposizione del testamento riguarda il luogo della sepoltura, che in caso di morte a Perugia è indicata in quella stessa Chiesa. Qualora invece fosse morto a Sassoferrato il luogo di sepoltura doveva essere la Chiesa di S. Francesco di Sassoferrato. Seguono poi i lasciti pii: in favore delle chiese annesse ai conventi francescani di Perugia e Sassoferrato; in favore dell’Ospedale di S. Francesco di Porta Susanna; per i poveri della città di Perugia pro anima del defunto.
È poi la volta dei legati profani: alla moglie Pellina Bovarelli (la dote, i vestiti, i mobili di casa, i terreni che Bartolo aveva acquistato nei dintorni di S. Cipriano di Boneggio, nel contado di Perugia), alle figlie Santa, Paola, Francesca e Nella, alle eventuali figlie postume e ad una nipote già nata (le doti), con clausola di sostituzione fedecommissaria, in caso di loro decesso senza figli, in favore dei discendenti maschi. Segue quindi la nomina dei figli Francesco e Luigi e degli eventuali figli maschi postumi quali eredi universali, anche qui disponendone la sostituzione nell’ipotesi di loro decesso senza figli maschi legittimi. L’ultima disposizione del testamento riguarda la nomina dei tutori per i figli non ancora maggiorenni.
Le sue volontà a favore della Chiesa e dei due conventi francescani attestano i vincoli affettivi che lo legavano all’Ordine dei Minori. Dai francescani della città natale aveva ricevuto la sua prima educazione, proseguita probabilmente a Perugia nella stessa Chiesa di S. Francesco al Prato contemporaneamente agli studi intrapresi già a quattordici anni alla scuola di Cino. Bartolo apparteneva inoltre alla Confraternita dei Disciplinati di S. Francesco, che aveva stretti rapporti con il vicino convento omonimo dei Minori. Il suo interesse per il benessere temporale dei francescani è testimoniato da alcuni suoi consigli legali e soprattutto dal Liber minoricarum decisionum, composto nel 1354, in cui gli istituti del diritto romano vengono piegati alle necessità economiche e temporali di quei frati, nel tentativo di conciliare l’osservanza formale della regola che imponeva loro il voto di povertà con le volontà testamentarie indirizzate a favorirli”.
Ferdinando Treggiari, Le ossa di Bartolo, Perugia 2009, pp. 19-21.
Articolo redatto dal professore Galliano Crinella dell’Università di Urbino, Presidente dell’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferratoa
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