La storia di Padre Stefano, umile frate, uomo puro, che lavorò sui suoi sogni e le realizzò
|La festa di S. Giuseppe, il padre spirituale di Gesù, il santo patriarca dei tempi della Redenzione, quest’anno per la fraternità dei Frati Minori delle Marche e per la Diocesi di Fabriano-Matelica si è conclusa con la chiusura della giornata terrena del carissimo Padre Stefano Trojani, il quale nella quiete dell’Ospedale S. Antonio Abate di Sassoferrato, ha preso il largo per sciogliere le vele al vento della eterna pace dell’amore infinito di Dio: erano le 20,18 di sabato 19 marzo 2016, Solennità di S. Giuseppe e vigilia della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Aveva quasi 90 anni, dovendoli compiere il 2 aprile 2016. La celebrazione delle esequie, svoltasi nella chiesa di S. Maria della Pace di Sassoferrato martedì santo 22 marzo 2016, è stata presieduta dal Vescovo Diocesano Mons. Giancarlo Vecerrica, alla presenza di tanti sacerdoti e religiosi concelebranti e di tanti amici che hanno voluto testimoniare la loro stima, il loro affetto e la loro intima e profonda partecipazione.
Scorrendo le pagine della vita di questo grande uomo appassionato delle cose più belle poste dal Creatore nel cuore dell’uomo e del mondo, troviamo alcune tappe significative ed alcune scelte di particolare valore, che hanno segnato la sua vita e le vicende di tanti amici a lui vicini.
Nacque, Perseo, come fu chiamato al Battesimo, il 2 aprile 1926, da Vincenzo e Galeotti Rosa, nella piccola frazione di Caparucci di Catobagli di Sassoferrato, da una famiglia povera ed umile ma ricca di fede e di speranza. Secondo di sei, egli fu conquistato presto dalla scelta di vita sacerdotale e religiosa. Due Frati Minori, originari entrambi della stessa città di Sassoferrato, lo conquistarono ben presto all’ideale di vita religiosa e francescana: il frate missionario Mons. Pietro Moretti che lo affascinò all’ideale delle grandi avventure della fede e della missione; ed il predicatore infuocato P. Antonio Lisandrini che lo entusiasmò indelebilmente alla passione dell’annuncio del Vangelo ed al mondo della cultura. Entrò nel Collegio “La Pace” della sua città nel 1937, a 11 anni, e vi frequentò le scuole medie (1937-1941). Proseguì a Monteprandone il ginnasio (1940-1941). Entrò, quindi, nel Noviziato a Colfano, vestendo l’abito francescano il 7 settembre 1941, a soli 15 anni, assumendo il nome di Stefano, come tutti lo conosciamo. Concluso l’anno della prova con la professione il 9 settembre 1942, proseguì con il ginnasio a Monteprandone, il liceo a Colfano e Falconara (1943-1946) e gli studi teologici a Matelica, Jesi (1946-1950) e Falconara (1950-1951). Il 4 ottobre 1948 emise la professione solenne dei voti e il 9 luglio 1950 fu ordinato sacerdote a Jesi.
Concluso il periodo della formazione iniziale, P. Stefano, giovane e brillante sacerdote e studente, fu inviato a Roma per perfezionare gli studi in teologia missionaria presso l’Università Urbaniana di Propaganda Fide, per accarezzare il suo infantile sogno missionario (1951-1954). A Roma, nel Collegio S. Antonio, fu Assistente della Gioventù Francescana di Azione Cattolica e vice Assistente Diocesano degli Aspiranti di Azione Cattolica. Ritornato in Provincia, fu nominato Rettore del Collegio La Pace negli anni 1954-1958. Si diede contemporaneamente alla promozione di attività culturali nella sua città con uno zelo infaticabile.
Ma, per proseguire, dapprima, con le vicende della sua vita religiosa e sacerdotale ricordo che fu ancora Rettore del Collegio negli anni 1969-1972 e 1981-1984; studente poi laureato in Scienze Pedagogiche all’Università di Urbino (1970-1980); più volte Guardiano della comunità (a Sassoferrato negli anni 1975-1978; 2011-2016; in Arcevia negli anni 1984-1999); Parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista di Arcevia negli anni 1995-1999; De nitore provinciale negli anni 1978-1984 e 1987-1990, cappellano e confessore del locale Monastero delle Clarisse. Rispetto a tanti frati che hanno vissuto in vari conventi, un po’ come satelliti che ruotano attorno al sole, Padre Stefano ha irradiato la sua luce come un astro che si è soprattutto riflesso nella sua terra natìa ed attorno ad essa, quasi a volerla caparbiamente far uscire dal suo isolamento, lavorando ininterrottamente per manifestare le sue potenzialità, le sue ricchezze storiche di cultura, arte, poesia, diritto e spiritualità. Per questo, lavorò molto fuori dal Convento, anticipando possiamo dire l’“uscire” che Papa Francesco insistentemente raccomanda agli uomini di Chiesa, laici o sacerdoti che siano, ossia l’andare verso tutte le periferie esistenziali della cultura e delle dimensioni dell’uomo contemporaneo. Ecco allora che ne sono scaturite delle realizzazioni originali e profondamente significative.
Già dal 1951 aveva promosso la Rassegna d’arte ed il Premio “Giambattista Salvi” (ora alla 66a edizione) e nel 1955 divenne l’ideatore e co-fondatore, insieme ai grandi amici Tullio Consalvatico, Albertino Castellucci e Roberto Massi, dell’Istituto Internazionale di Studi Piceni ora “Bartolo da Sassoferrato” con il relativo Congresso Internazionali di Studi Piceni giunto alla 37° edizione con i relativi Atti. Nel frattempo era divenuto Direttore della Biblioteca e del Museo Archeologico comunali, curando le Riviste “Miscellanea Sentinate Picena” e “Marche contemporanee” e istituendo il Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari e l’Istituto per la Pre-protostoria delle Marche, nella sua cara città. A Serra dei Conti aveva fondato l’Istituto per la Religiosità popolare e il Folklore nelle Marche mentre, sempre a Sassoferrato, ha dato origine al Centro regionale per la Storia dei movimenti Sociali Cattolici e la Resistenza nelle Marche e l’Istituto Culturale “Baldassarre Olimpo”. Appassionato studioso, geniale e raffinato critico d’arte, capace di stringere profonde ed intense amicizie con vari artisti, poeti e filosofi italiani ed esteri, sottile poeta lui stesso, ha lasciato varie raccolte di poesie e di studi, soprattutto in questi ultimi anni della sua esistenza terrena: Invocazioni e lodi (Milano, 2010), E fu sera e fu mattina (Fermo, 2012), Visioni e mistero (Fermo, 2014), Tra i sensi e i pensieri (Sassoferrato, 2015), una biografia illustrata del suo illustre concittadino Padre Antonio Lisandrini; con Sandro Pazzi, Essere e bellezza (Fermo 2012) e Riflessioni filosofiche sulla preghiera (Ancona, 2013); mentre sono state a lui dedicate le opere: Scritti e opere in onore di Padre Stefano Trojani, curata da Galliano Crinella (Urbino, 2007), La bellezza dell’essere. Omaggio a Padre Stefano Trojani (Fermo, 2013) a cura di Lycia Antognozzi. Nel 1976 fu nominato dal Presidente della Repubblica socio effettivo dell’Istituto Marchigiano dell’Accademia delle Scienze, Lettere ed Arti; nel 2004 il Comune di Sassoferrato lo volle “Cittadino Benemerito”.
Tutte queste iniziative sembrano inaudite e impossibili per una persona che non ha mai smesso di essere un sacerdote zelante, un frate francescano convinto ed entusiasta, un uomo di preghiera e di silenzio, dentro il suo Convento e la sua Pace. Ma tutto si comprende dentro un appassionato amore per la sua terra, per il mondo dell’uomo con tutte le sue immense possibilità, risorse, sentimenti, ferite, amori e slanci. Padre Stefano ha davvero amato l’uomo, l’uomo che c’è dentro ogni uomo, la parte più bella e più alta della sua somiglianza con Dio, della sua capacità di comunicare e di rendere ogni giorno più bello e più grande il mondo che lo circonda e gli altri suoi simili. Padre Stefano era un pozzo profondo di sapienza e di amore, di sensibilità e di pace. Quei suoi capelli lasciati liberi al vento, quello sguardo intenso e profondo lo rendevano un genio, anche nell’aspetto, nel portamento e nella calma solare e nobile: e sempre dentro quella tonaca lisa, consumata dall’uso e dalla mancanza di tempo da dedicare a se stesso, quella divisa che aveva vestito nelle ore della sua adolescenza, e lo rendeva umile tra i grandi e semplice tra i potenti, senza mai stancarsi di appartenere alla famiglia del più poetico tra i santi e del più geniale tra i figli della terra dell’Appennino umbro-marchigiano, tra l’Esino ed il Sentino, come il Tupino di Assisi.
Quanti ricordi, ora, ci toccano tutti profondamente, quante cose vorremmo e potremmo dire di lui! Eppure lui era discreto, non sprecava parole, non diceva troppo di sé o degli altri, preferiva il mistero, la meditazione, la lettura, il silenzio, la contemplazione… E ci costringe a sentire tanta, tanta nostalgia perché non c’è più, qui, visibile, palpabile, comunicabile.
Resteranno le sue opere, i suoi sogni ed ideali, i suoi desideri profondi, i suoi libri e i quadri a lui donati, tutti espressione di un amore che da bambino ha catturato la sua vita, il suo cuore, il suo mondo, i suoi pensieri ed il suo sguardo: Dio, solo Dio, in fondo, cercato, bramato, raggiunto e donato. Padre Stefano è stato un uomo puro, un uomo capace di credere fino all’inverosimile, contro ogni apparenza e inganno, nella bellezza dell’amicizia, nella fiducia nell’altro, nello stupore del mistero che c’è dentro ogni creatura: quanti hanno potuto trovare in lui rifugio, conforto, speranza ed un’immensa pace… I poeti e i profeti, si sa, rimangono sempre ingenui, bambini, sognatori, cercatori e indicatori di qualcosa che a volte i disperati ed i ragionatori non sanno trovare.
Conobbi Padre Stefano quando nel 1969 entrai in Collegio a Sassoferrato, undicenne, come lui ai tempi della prima ingenua scelta. Era un signore, un uomo che incuteva rispetto e timore, per quell’aura di sacralità, di sapienza, di dignità sacerdotale e spirituale. Quanti di noi che siamo qui, oggi, e quanti non sono potuti essere presenti, devono a questo grande uomo un pezzo importante della loro vita, un tratto della loro strada, un sentimento profondo del loro cuore e del loro spirito, una parte della loro storia, e vedere, come dice l’amico poeta De Signoribus, “riflesso nel suo l’occhio dell’altro”: quante emozioni, quante riflessioni, quante lacrime asciugate nel nascondimento e quante gioie condivise nelle molteplici iniziative e vicende familiari, umane e sociali!
Lo ricorderemo Padre Stefano certo per le iniziative molteplici di arte e di cultura, ma soprattutto per il suo cuore paterno, per il suo sguardo intenso d’amore e di bontà materna e per la sua fede integra e forte. Porteremo con noi l’esperienza di un’amicizia e di una familiarità nutrita da quei valori veri e genuini, di cui abbiamo profondamente ed eternamente bisogno. Restituiamo a chi ce lo ha donato un fratello amabile e affabile, un servo buono e fedele, un sacerdote integerrimo ed un francescano innamorato della sua vocazione e missione, un figlio della Chiesa, senza tentennamenti e irrigidimenti, un padre capace di accogliere tutti senza giudicare, un uomo sapiente senza orgoglio, superbia o vanagloria.
Ringrazio dal più profondo del cuore, come frate e Ministro dei fratelli, soprattutto i familiari che sono stati sempre vicini a P. Stefano e gli hanno reso le ore più difficili un cantico d’amore delicato, dolce e affettuoso, soprattutto la sorella Vanda e la nipote Rosy; ringrazio tutti coloro che in varie maniere lo hanno accompagnato nella sua vita e nella malattia, i medici ed il personale dell’Ospedale civile di Sassoferrato, che hanno davvero testimoniato come si cura una creatura debole e bisognosa con quelle attenzioni che rendono la malattia e la vecchiaia meno difficile e faticosa; ringrazio i tanti amici che gli sono stati sempre vicini: poeti, pittori ed artisti, critici d’arte, amministratori, compagni di viaggio di Padre Stefano nelle sue molteplici attività. Non nomino singolarmente per abbracciare tutti con affetto e gratitudine. Ringrazio i frati della comunità “La Pace” che hanno sempre voluto e donato a Padre Stefano un amore fraterno e filiale, e che lo hanno reso felice, sempre, di appartenere a questa nostra famiglia religiosa, povera e meravigliosa.
Vorrei concludere queste note citando una poesia che Padre Stefano ha posto nella sua ultima pubblicazione ed intitolata La morte: Vorrei / Signore / che la morte / fosse / come il sonno / di chi aspetta / il ritorno / d’un amico / lontano / e sempre invocato / per ritrovarlo / con il vecchio amore, / mai dimenticato. Solo tu, / Signore, / puoi chiudere / i miei occhi / per risvegliarli / al nuovo giorno / con il cuore sazio / nel desiderio / di vederTi / immagine / del Padre / con le braccia aperte / ad accogliere / il figlio / che ritorna.
Ora riposa nel cimitero Brecce Tinte di Catobagli di Sassoferrato (AN) e nella pace di Dio.
Fr. Ferdinando Campana
Ministro Provinciale
La foto di Padre Stefano in Corso Don Minzoni è di Tiziano Ciocci.
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