A quelli di Genga, il Consorzio di Bonifica piace poco (1)
|Genga – “Non deve essere facile per l’avv. Claudio Netti, essere il presidente del Consorzio di Bonifica delle Marche. Ieri, mercoledì 23 settembre, di mattina, ha affrontato in riunione congiunta, le Commissioni Agricoltura e Governo del Territorio dell’Assemblea legislativa delle Marche, dove ha illustrato le proprie funzioni, competenze, l’attività e spiegato novanta mila avvisi di pagamento; poi, a fine pomeriggio, nella sala consigliare del paese di Leone XII, su invito del comune di Genga, ha risposto ai suoi soci gengarini, fabrianesi e sassoferratesi. Soci però che si sono presentati bollettini non pagati in mano e pure arrabbiati per essere diventati alla loro totale insaputa consorziati di quello che hanno definito “un’ennesimo carrozzone”.
Un incontro molto franco e poco cordiale che ha scartato ogni riflessioni sulla natura giuridica del nuovo consorzio e sorvolato sulle modalità con cui intendeva operare. Tematiche che più volte tentavano di affrontare Gabrielle Santarelli del M5S e Giuseppe Locci, Presidente della Comunanza Agraria Le Tre Parrocchie. Perché fondamentalmente sono tre i quesiti che la gente si pone : sapere se chi non paga deve aspettarsi un recupero forzato da parte di Equitalia; il perché nel caso di proprietà indivisa o di multiproprietà , un solo intestatario deve fare da esattore per tutti gli altri – anche deceduti o residenti all’estero – ed infine quali sono i benefici del consorzio per chi doveva pagare il contributo su delle terre non sfruttabili sul cocuzzolo di un monte .
Dopo quasi tre ore di discussioni – la riunione è iniziata alle 17.30 ed è finita quasi alle nove – dai tanti e vari casi personali esposti, si è giunto a tre conclusioni. La prima che chi non paga dovrà pagare “perché – ha dichiarato l’avv. Netti – riceverà prima un secondo avviso bonario poi si procederà non con Equitalia ma civilisticamente”. “Procedura senza nessun fondamenta” ha più volte affermato l’esponente cinque stelle. La seconda è che in caso di multiproprietà, il consorzio è disposto a rintracciare i proprietari ed il costo andrà diviso tra tutti gli intestatari. Infine, – ha spiegato Netti – chi ha terre in montagna deve pagare “perché il contributo è una tassa che si applica a tutti i terreni e le aree che alimentano il sistema delle acque delle Marche e dunque si regge sul principio della solidarietà”. Pertanto chi non paga usufruisce di servizi pagati da altri!
Intanto anche se erano in pochi ad essere interessati sulle modalità di gestione del fiume da parte del consorzio, è emerso che si prosegue nella politica del divieto di intervenire sulle acque anche per chi confina. Solo il consorzio è autorizzato ad intervenire ed esclusivamente su segnalazione. Però, se il problema derivante delle acque non riguarda la stretta manutenzione della rete idrica. ma coinvolge una proprietà privata. allora è a spese del proprietario del fondo e l’intervento si fa tramite il Consorzio.
Poi, a chi faceva notare che il consorzio pratica un sistema di azioni- spot simili a quelli di somma urgenza e dunque di nuovo manca un piano di intervento programmato su tutto il corso del fiume, Claudio Netti ha risposto che “il Consorzio lo sta programmando ma per il momento non ha tutte le competenze“. Insomma per i piccoli interventi, il Consorzio c’è. Per i più grandi, serve di centrale unica di accentramento delle richieste di autorizzazioni (Comune- Parco – Provincia – Regione) Per gli interventi di tutela e prevenzione, rimane un enorme punto di interrogazione. Il che non rassicura un territorio dove il Sentino, a novembre 2013, ha mangiato gran parte degli argini della zona artigianale di Felcioni di Sassoferrato mettendo a rischio parcheggi e depositi di importante attività, allagato campagne e capannoni, distrutto i larghi marciapiedi della Gola di Frasassi, la bella scalinata in pietra che portava fino alle fonte sulfuree e fatto franare un importante tratto della strada che corre per la gola di Frasassi e per cui pochi mesi fa, il Ministero, ha stanziato per fortuna 450.000 euro per calamità.
Véronique Angeletti@riproduzione riservata
Riflessioni…
L’età media del pubblico era molto alta. La maggior parte gente in pensione ed anche avanti negli anni. Uno spaccato perfetto di chi nelle Marche è preoccupato per questo ennesimo contributo che ricorda a tanti la cattiva gestione dei consorzi di bonifica. Un gengarino però ha raccontato che, nel 1951, quando era piccolo, il padre aveva aderito ad un consorzio a cui aveva pagato una quota fino al 1976. “Il consorzio aveva garantito a mio padre che con i suoi soldi avrebbe fatto la strada che dalla Rocchetta va fine alle Lame e poi piantato pini e fatto le recinzioni. Per i pini, la prima grossa nevicata le ha tutti bruciati, ma la strada ancora esiste e tuttora ce ne serviamo. La differenza – ha concluso – è che questo consorzio aveva spiegato alla mia famiglia i servizi che portava in cima al monte. Io di questo Consorzio di Bonifica non riesco a capire quali sono i vantaggi che traggo io che ho terre alla Rocchetta di Genga e verso le Lame”.