Scoprì per primo la pittura rupestre nel Sahara: Valerio Vivani
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Scheggia Pascelupo – Valerio Vivani, nato (30 marzo 1898), morto (30 marzo 1976), a Scheggia, fu uno dei quattro maschi degli undici figli, originatasi dall’unione del Maresciallo dei Carabinieri Paolo (Loreto, 19-05-1854 – Costacciaro, 08-11-1919) e dell’Insegnante Elementare Evarista Brunamonti, di Scheggia (Gubbio, o Scheggia, 15-09-1866 – Roma, 26-11-1948). Tre di questi maschi, Ettore (“Tore”), Ambrogio (“Italo”) e Giovanni (“Nino”) perirono tragicamente, per cause di guerra, in ancor giovane età.
Valerio Vivani combatté, dapprima, durante la Grande Guerra 1915-1918, in qualità di Caporale, nel 20° Reggimento Bersaglieri, già decorato per ferita da guerra, classe 1898, ricevette, in séguito, l’alta Onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia, con firma del Re Vittorio Emanuele III. Ufficiale meharista, Capitano al comando degli Ascari, nel deserto della Libia, ai confini con la Tunisia (le cosiddette “truppe cammellate”), fu, quindi, fatto prigioniero ad Eldoret, nel Kenia. A fine carriera militare, con il grado di Colonnello, fu vice comandante del Distretto Militare di Perugia.
Appassionato e competente cultore di storia ed archeologia, ancora Tenente, Vivani sarebbe stato il primo a rinvenire la straordinaria figurazione rupestre (un toro che regge fra le corna un disco) della località Uadi Marsit (Fezzan), nel Sahara libico, ancor prima del grande archeologo tedesco Leo Frobenius (Paolo Vivani, in verbis, 19-04-2011), il quale giunse a comprenderne e valorizzarne, appieno, il reale significato e la valenza. Tali raffigurazioni vengono considerate, da certuni, fra le prime manifestazioni della cultura e civiltà egizia. Una volta tornato in Italia, Valerio Vivani si adoperò anche, insieme allo storico locale Padre Pio Paolucci, in vista dello studio, del recupero e della valorizzazione dei reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Scheggia e riferibili all’antica ed importante città romana di Ad Ensem. Provvisto d’una rara vena artistica, Vivani fu un dotatissimo disegnatore a mano libera. Fra gli altri numerosi soggetti, anche satirici, come i tre cani in mezzo al deserto (che egli firmava V. Vivani, ma con le due V iniziali unite quasi in forma di doppia V), disegnò le cartoline dei Reggimenti Coloniali. Nella chiesa parrocchiale di Scheggia è, inoltre, esposto un suo disegno, raffigurante San Francesco. Praticamente, le sue tre più grandi passioni, vita militare, ricerca storica e pittura viaggiavano su binari perfettamente paralleli. Il Commendator Vivani è sepolto, assieme alla sua consorte, Francesca Staffaroni di Costacciaro, nel cimitero civico del Comune di Scheggia e Pascelupo. Ringrazio vivamente i nipoti Paolo Vivani, Lietta Custodi e Franco Filippini, per le notizie biografiche e le immagini gentilmente fornitemi.
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