A tu per tu con il musicista Alessandro del Vecchio
Alessandro del Vecchio è uno dei musicisti più talentuosi e ricercati di tutta Italia. Un musicista che vive l’hard rock sulla propria pelle, suonando, producendo e componendo anche per artisti di livello internazionale. James LaBrie, Michael Kiske, Glenn Hughes, Joe Lynn Turner, Johnny Gioieli e tanti altri ancora e altrettante etichette che hanno ospitato in più forme la sua musica. 150 dischi nel suo “palmares” e tanti altri progetti in cantieri da qui ad un futuro che continua ad essere denso di musica ed impegni. Una passione ed un lavoro che nascono da lontano, dagli ascolti giovanili e dall’amore per i Queen e per la voce di Freddie Mercury. Ma il suo “lavoro” vira anche nel campo dell’insegnamento come “master certified instructor” del metodo “The vocalist studio” e poi come responsabile nazionale della metodologia americana fondata da Robert Lunte. Ma da questa poi si divide, creando solo 2 anni il proprio metodo: “True Voice Technique”: la tecnica della voce vera. Ed è proprio una voce vera quella che lo scorso 7 maggio (al bar Castello di Sassoferrato) abbiamo incontrato a pochi minuti dall’inizio del concerto che ha visto il musicista italiano esibirsi in uno spettacolo unico ed apprezzato. Rock ed hard rock, classici immortali e perle ignote al grande pubblico: questo il mix che ha incantato i presenti.
Parliamo di come è nata la passione di Alessandro del Vecchio: com’è nato l’amore nei confronti della musica?
Ho iniziato a suonare ed appassionarmi in maniera più concreta alla musica intorno ai 12 anni per merito di mio padre che era un grande appassionato di musica rock, hard rock e progressive degli anni 70. Sono cresciuto ascoltando Genesis, Jethro Tull, Uriah Heep, The Beatles e tanti altri ancora. La scintilla è scattata dopo l’ascolto di “Bohemian Rhapsody” dei Queen: lì ho capito che avrei fatto musica. Quel giorno preciso è nato qualcosa in me che mi ha fatto pensare di voler essere come Freddie Mercury: cantante e musicista. Da lì ho firmato il mio primo contratto come musicista a 16 anni, iniziando molto presto come professionista anche se quel disco (la band erano i Madrigal) non è mai uscito. Il mio primo lavoro di spessore è stato con gli Edge Of Forever, con cui ho fatto 3 dischi. Da lì ho poi incominciato a lavorare insieme a musicisti del calibri di Ian Paice, Glenn Hughes (entrambi ex Deep Purple nda.) ed Andre Matos (ex Angra nda.). Da lì sono poi arrivato al lavoro di produzione, che da 5 anni è parte stabile della mia attività professionale. Ho prodotto , suonato e composto con musicisti provenienti dai Black Sabbath, Toto, Journey, Nightranger, Whitesnake….praticamente tutti insomma! Posso dire di aver collaborato con tutti i miei idoli di gioventù in un modo o nell’altro.
Musicista e produttore quindi: quanto cambia l’approccio alla canzone a seconda del ruolo?
La differenza potrebbe essere sottile oppure enorme, ti spiego perché. Il produttore è quello che tira le fila del disco: direzione musicale, suoni, arrangiamento e composizione. Il musicista è quello che al tempo stesso sta un passo avanti ed uno indietro, perché senza la creatività del musicista non ci sarebbe un produttore e senza un produttore non ci potrebbe essere un disco. Un dualismo che all’inizio si faceva sentire, perché inizialmente non avevo una posizione così forte, ma con l’esperienza sono riuscito a guadagnare esperienza come produttore e di conseguenza anche molta più sicurezza come musicista e songwriter. Oggi possiamo dire che vivo questa situazione come “capobranco”: perché da produttore devi essere il “capo”, devi essere quello che porta avanti le responsabilità di tutti musicisti compresi. È un po’ come essere il Bob Rock della situazione (storico produttore dei Metallica, che cambiò il suono della band dal thrash metal ad un heavy metal più radiofonico e dall’appeal commerciale nda.) che si prende le responsabilità e fa delle scelte. Oggi sono arrivato ad essere al tempo stesso musicista, songwriter e produttore.
Negli ultimi anni sei stato uno dei protagonisti della Frontiers Music (etichetta italiana di punta all’interno della scena hard rock a livello internazionale nda.): com’è iniziato il rapporto di collaborazione con l’etichetta napoletana?
Il rapporto vero e proprio è nato poco tempo fa, ma ci conosciamo da molti anni, dal 2002, ovvero da quando i demo degli Edge Of Forever iniziarono a girare tra le varie etichette. Nel luglio 2011 mandai una email a Frontiers, cosa mai fatta prima, chiedendo se avessero avuto bisogno di un produttore. Nel giro di pochi giorni mi risponde uno dei responsabili dell’etichetta e mi risposte chiedendomi dei pezzi per quelli che sarebbero poi diventati i Find Me. Ne scrissi uno, poi due, tre e così via fino a che non mi scrisse il presidente dell’etichetta Serafino Perugino che mi propose di scrivere altri due brani ed una futura collaborazione con un altro artista. Scrissi questi altri due brani e poi arriverò la richiesta di scrivere per Johnny Gioieli. Scrissi 6 pezzi per poi scoprire che stavo componendo canzoni per il ritorno degli Hardline e a questa richiesta arrivò la proposta di produrre il disco e di collaborare come musicista e contribuire alla “rifondazione” della band intorno a Johnny. Da lì ho poi lavorato con altri musicisti importantissimi innalzando il mio livello di responsabilità. Il mio lavoro ha funzionato e funziona, perché oltre all’etichetta discografica i miei pezzi sono scelti anche dagli artisti. Una delle ultime cose che ho scritto è “Love Runs Free” dei First Signal, band dell’Ex cantante degli Harem Scarem Harry Hesse. Al disco ho inoltro collaborato in veste di corista.
Cosa ci sarà nel prossimo futuro per Alessandro del Vecchio?
Ci sarà il nuovo disco degli Hardline che uscirà entro la fine dell’anno, ho prodotto i Sunstorm e Ted Poley. Inoltre uscirà un disco molto importante da me prodotto ma sono legato al “segreto professionale” (ride nda.). Anche l’anno prossimo sarà intenso tra produzione di nuovi dischi e composizione.
Quali sono state le 5 band che ti hanno segnato come musicista e come persona?
Sicuramente Queen, Deep Purple, Rainbow, Whitesnake, Journey ed aggiungo i Toto perché 5 band sono davvero poche…..ma se ci fosse spazio per altre due band aggiungerei Foreigner e Survivor.
Disco preferito e disco da consigliare a chi ascolta rock….
Per quanto riguarda il mio disco preferito dico senza dubbio “A night at the opera” dei Queen. Per far capire a chi non conosce il rock dico senza dubbi “Made in Japan” dei Deep Purple.
Saverio Spadavecchia@riproduzione riservata