So quel che mangio 6: “Il Sapore delle Marche” e la filiera biologica Fileni
Il Gruppo Fileni ad oggi si attesta a terzo produttore avicunicolo su livello nazionale: il fatturato 2015 ha raggiunto i 330 milioni di euro, si contano 1774 dipendenti diretti ed altri 1200 coinvolti nell’indotto, sono ben 680.000 i mq di superficie dedicata agli allevamenti. I 5 stabilimenti dell’azienda, punti strategici della filiera, sono tutti localizzati fra Marche e bassa Romagna: stabilimenti di trasformazione a Cingoli (MC) e Castelplanio (AN), mangimifici a Jesi (AN) e Longiano (FC) ed un incubatoio a Predappio (FC).
Numeri e risultati significativi che si elevano ad assoluta eccellenza se ci si concentra sul prodotto biologico e sulla filiera regionale sviluppatasi intorno ad esso.
Fileni è attualmente il 1° produttore italiano di carni avicole biologiche e, concentrando gran parte della filiera nel territorio regionale, la principale azienda biologica delle Marche.
La produzione biologica viene avviata già nel 2001 quando l’azienda ottiene dal Consorzio CCPB la certificazione biologica per l’intera filiera produttiva diventando contemporaneamente partner del consorzio di produttori biologici Almaverde Bio. Negli anni vengono conseguite diverse importanti certificazioni (anche internazionali) di garanzia e qualità del prodotto e nel 2013 viene lanciata sul mercato la linea Fileni BIO, linea totalmente dedicata ai prodotti biologici e commercializzata su tutte le insegne della Grande Distribuzione Moderna.
La scelta di puntare con forza sul biologico ha avuto il salutare effetto di rafforzare decisamente il legame dell’azienda con il territorio marchigiano coinvolgendo nella produzione ricchezze e risorse locali. Nella nostra regione sono infatti presenti 21 centri di allevamento bio con un totale di 34 strutture coinvolte (vedi mappa allevatori e fornitori materie prime). Qui vengono allevati ogni mese circa 34.000 fra polli e tacchini che vi restano per il doppio dei giorni dedicati dall’allevamento tradizionale, crescendo più lentamente ma razzolando in spazi aperti ed incontaminati: almeno 81 giorni per i polli e un minimo 100 per i tacchini. Tutto il processo di filiera ha inizio con i riproduttori dai quali provengono le uova fecondate; queste sono poi trasportate e trattate all’interno degli incubatoi fino alla schiusura. A questo punto i pulcini sono trasferiti verso i centri di allevamento. Gli animali vengono alimentati esclusivamente con mangime Bio proveniente dal mangimificio di Jesi – inaugurato nel 2014 – in cui si producano 600 tonnellate di mangime bio alla settimana. I cereali e legumi lavorati negli stabilimenti provengono tutti da campi marchigiani destinati all’agricoltura biologica. Le lettiere esauste provenienti dagli allevamenti degli animali vengono recuperate, trattate e riutilizzate come fertilizzante naturale per i campi biologici innescando un meccanismo di recupero che va ad incidere positivamente sull’impatto ambientale dell’attività. La produzione ed il confezionamento si svolgono nei centri di trasformazione adottando alti standard qualitativi soggetti a controlli periodici. Infine il prodotto arriva sui banchi della grande distribuzione con la nuova etichetta di produzione Made in Marche “Il Sapore delle Marche”.
Mirco Niccolini@riproduzione riservata
Per leggere l’articolo sull’intervento di Roberta Fileni all’incontro “Il biologico, futuro delle Marche” clicca qui