Aree Interne: firmate le convenzioni, l’accordo a luglio
Cagli – Forse è passato inosservato. E’ vero che l’accordo di programma vero e proprio si firma a luglio, però, nel frattempo, il 26 maggio, i nove sindaci dell’area interna dell’Appennino Basso pesarese – Alto anconetano, hanno firmato delle convenzioni di funzioni fondamentali compiendo un altro passo tra i comuni di Sassoferrato, Arcevia, Serra Sant’Abbondio, Cantiano, Frontone, Acqualagna, Piobbico, Apecchio e Cagli.
L’intesa concretizza la strategia delle aree interne. Quella ideata dall’ex ministro Fabrizio Barca che punta sulla coesione territoriale ed in particolare sulle aree disagiate per dare un nuovo impulso all’Italia.
A Palazzo Luperti ex Don Orione, sede dell’Unione Montana del Catria Nerone, l’intento dei sindaci Ugo Pesciarelli, Andrea Bomprezzi, Ludovico Caverni, Alessandro Piccini, Francesco Passetti, Andrea Pierotti, Giorgio Mochi, Vittorio Nicolucci e Alberto Alessandri è improntare politiche innovative che fanno delle criticità e delle debolezze del trasporto locale, dell’edilizia scolastica e dei servizi informatici nuovi punti di forza.
Sui trasporti che gravano sui bilanci comunali vogliono costruire nuovi itinerari per turisti durante determinate stagioni, poi, a chiamata, a disposizione degli anziani, dei più deboli e dei ragazzi che magari vogliono frequentare un polo diverso od inserirsi in un club sportivo distante.
Nell’edilizia scolastica, si parla di accentrare problematiche e soluzioni di manutenzione ma anche di proporre servizi in grado di influenzare le decisioni delle nuove famiglie di insediarsi nei loro comuni.
Nell’informatizzazione, creare una piattaforme utile per il cittadino e per le risorse umani che lavorano nel seno delle amministrazioni. Il che dà un ulteriore peso alle richieste di ottenere la banda ultralarga, quella che interesse residenti, attrae imprenditori ed investimenti e dunque influenza la demografia e l’economia.
I sindaci si presentano coesi ed anche entusiasti ma rimangono prudenti. Sanno che tutta l’Italia delle aree interne li guarda. L’area del Basso Pesarese-Alto Anconetano è di fatto un progetto pilota, il primo che concretizza la strategia del Ministero nel Bel Paese. Insomma è’ un modello organizzativo diverso che travalica i soliti confini, fa dell’unione una forza ma sopratutto associa paesi che hanno un identità comune ben decisi a lavorare per farla emergere.
In ogni caso almeno sulla carta è ufficiale, si lavora in nove comuni, con 34mila abitanti che rappresentano il 2,6 % della popolazione delle Marche. Quasi il 10 % della superficie regionale, 954 chilometri quadrati, e non sono pochi. Un area sulle falde dei monti Strega, Catria, Petrano e Nerone che fondamentalmente sono loro a dare quell’identità comune al G9 penalizzato dal fatto che ogni località in linea d’aria appare vicina alle altre ma nella realtà viaria sono sempre lontane. Territori ricchi di natura incontaminata, di storia, di opportunità che però, salvo Acqualagna, sono tutti chi per il mobile, chi per l’ ex Ardo, nelle aree cosiddette di crisi e rientrano nelle aree disagiate. Una definizione che calza il fatto che sono comprensori distanti da centri di servizi anche fondamentali. Terre dove le amministrazioni sanno che per contrastare la demografia calante e dare un futuro ai residenti devono lavorare su azioni che creino sviluppo ed associarsi per economizzare e fare massa critica per catturare finanziamenti statali, regionali ed europei. Alla differenza che chi si pone come un’ area interna fa una precisa scelta: non si associa per un azione spot che si esaurisce con la fine dei finanziamenti ma è un punto di partenza di una strategia dove insieme, in nove, mirano ad attivare politiche a lungo termine.
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