Caccia, prime sanzioni e denunce
|Nel pieno della stagione venatoria si intensificano le attività di controllo condotte dal servizio di polizia della Provincia di Ancona che, nel solo mese di ottobre, ha portato brillantemente a termine alcune operazioni per garantire la massima tutela all’avifauna migratrice. Il personale provinciale è stato in molti casi supportato da guardie giurate volontarie venatorie, piscatorie e ambientaliste.
Numerose le identificazioni di persone colte in attività di caccia non consentita e le sanzioni amministrative comminate per l’inosservanza della distanza di sicurezza da strade e abitazioni.
Importanti operazioni sono state portate a termine anche nell’area montana. A Sassoferrato, per esempio, il controllo degli appostamenti temporanei ha consentito il sequestro di un’arma vietata e il deferimento all’autorità giudiziaria del cacciatore che la utilizzava. Un caso simile si è verificato anche in due appostamenti situati nelle campagne di Corinaldo, nei pressi del fiume Cesano, dove sono state elevate due sanzioni amministrative per inosservanza delle norme sull’opzione di caccia e una denuncia penale per l’utilizzo di un’arma con più colpi del consentito, la quale, anche in questo caso, è stata sequestrata insieme a una ventina di capi di selvaggina abbattuti.
Nelle campagne di Senigallia sono state denunciate due persone in possesso di un richiamo acustico vietato dalla legge. Lo strumento è stato immediatamente sottoposto a sequestro assieme alle armi utilizzate.
A Falconara e Chiaravalle, invece, sono stati fermati due cacciatori sorpresi ad abbattere esemplari di specie protetta. In entrambi i casi è scattata immediatamente la denuncia alla Procura della Repubblica ed è stato disposto il sequestro sia delle armi che della fauna abbattuta.
“Gli interventi messi a segno dal nostro servizio di polizia – afferma il commissario straordinario della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande – si rivelano sempre più fondamentali non solo per contrastare le attività di bracconaggio nel nostro territorio, ma anche per consentire lo svolgimento dell’attività venatoria nelle massime condizioni di sicurezza, sia dei cacciatori che degli abitanti nei centri prossimi alle aree di caccia“.