Addio ospedale, la Regione punta sulle ambulanze

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La scure della spending review è calata sulla sanità regionale: 15 piccoli ospedali marchigiani, infatti, saranno trasformati in Case della Salute, dedicate a funzioni di tipo territoriale o di lungodegenza, lasciando ai Presidi Ospedalieri di Area Vasta e alle Aziende (Ospedaliera, Ospedaliero Universitaria e INRCA) le funzioni per l’acuzie, in una gradualità di interventi (di primo e secondo livello) come prevista dalle recenti disposizioni legislative. Su 33 nosocomi presenti nel territorio regionale, infatti, 15 hanno tra i 20 e i 68 posti letto: troppo pochi per gli standard fissati dal Governo come garanzia di qualità e sicurezza nelle prestazioni per i malati acuti.

 

Secondo quanto riportato dal Messaggero gli ospedali che subiranno la variazione sono Sassoferrato, Chiaravalle e Loreto per la provincia di Ancona; Sassocorvaro, Pergola, Fossombrone e Cagli per quella di Pesaro; Recanati, Tolentino, Cingoli, Treia e Matelica per Macerata e Amandola, Montegiorgio e Sant’Elpidio a Mare per il territorio fermano.

 

D’altronde, i tagli alla sanità imposti dal rigore dello Stato centrale sono più che significativi: una sforbiciata di 180 milioni solo per quest’anno, che diventerà di 600 milioni su base triennale. Per sopperire a questa trasformazione, fanno sapere da Palazzo Raffaello, “l’obiettivo è di garantire il diritto alla salute dei cittadini in tutto il territorio regionale, ampliando la distribuzione dei servizi e delle strutture di emergenza in tutte le Marche attraverso una rete unica e integrata”.

 

LA RETE DI EMERGENZA. I due pilastri della nuova organizzazione saranno costituiti da:

 

-un sistema dei trasporti sanitari e di emergenza che porti il paziente nella sede giusta, nel tempo giusto;

-una “rete” di strutture e servizi differenziati per intensità delle cure fornite (per l’acuzie, la post acuzie, la riabilitazione, il domicilio)

 

La nuova organizzazione a rete secondo la Regione “consente di superare la frammentazione ospedaliera, ma può funzionare in presenza di una rete di trasporti di emergenza diffusa sul territorio”. È questa la vera novità della riorganizzazione, per la quale non solo non sono previste riduzioni dei costi per recuperare parte dei 180 milioni di tagli nazionali, ma anzi “è previsto un investimento per redistribuire in modo più diffuso e appropriato nel territorio di Area Vasta le ambulanze del soccorso territoriale”.

 

“Dove non sarà presente il Punto di primo intervento – assicura l’assessore alla Salute, Almerino Mezzolani – questa tipologia di struttura verrà garantita dal sistema di emergenza territoriale, con la tipologia di mezzi adeguata, idonea a garantire, a seconda della gravità, soccorsi avanzati, medi e di base, in funzione dell’intensità di cura richiesta”.

 

POTENZIAMENTO DELLE AMBULANZE. La diffusione dei servizi di emergenza su tutto il territorio regionale, in particolare dell’intero entroterra regionale, si baserà soprattutto sul potenziamento dei mezzi di soccorso.

“Già ora – dicono dalla Regione – questi mezzi sono superiori a quelli che dovremmo avere sulla base degli standard, ma per garantire i servizi anche sui territori montani particolarmente ampi, ancorché con popolazione scarsa, è stata prevista una riclassificazione dei mezzi di soccorso (MS) nelle tre tipologie (MSA, con medici e infermieri, MSI con Infermieri, MSB con volontari), garantendo un MSA aggiuntivo in ciascuna Centrale 118 come riserva per coprire eventuali richieste eccedenti le attuali.

L’intero servizio sarà organizzato in maniera unitaria in tutto il territorio regionale, superando l’attuale frammentazione e diverrà più efficiente grazie alla assunzione di quella parte dei medici del 118 oggi ancora con rapporto convenzionale e grazie al potenziamento delle competenze degli equipaggi infermieristici”.

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