Le nozze di cotone del Parco archeominerario dello zolfo di Cabernardi
|Sassoferrato – Un anno fa, in presenza della presidente della Camera, Laura Boldrini, del presidente della regione Marche Luca Ceriscioli e di tutte le autorità civili e militari della nostra regione, si inaugurava il parco archeominerario dello zolfo di Cabernardi. Era il 5 luglio 2015 e la giornata coincideva, ma per caso, con l’uscita nel 1952 dei 176 “sepolti vivi”. Quei minatori rimasti 400 metri sotto terra per 40 giorni a difesa del polo estrattivo dello zolfo più importante d’Europa senza riuscire ad impedirne la chiusura. Un evento drammatico per la demografia e l’economia del nostro comprensorio che contribuì alla nascita del polo chimico italiano di Ferrara dove i lavoratori di Cabernardi furono in massa spostati con le loro famiglie. I racconti dei protagonisti evidenziarono tra l’altro che chi rimase in miniera a difesa di tutti ebbe grande difficoltà a ricollocarsi e fu costretto ad emigrare e chi ebbe il privilegio di vivere a Pontelagoscuro spesso fu assegnato a reparti dove il lavoro era particolarmente “difficile” e “pesante”.
Oggi, la miniera ha una nuova vita e anche un altro nome. È un parco storico, un sito monumento di archeologia industriale imperniato sul Pozzo Donegani, tra i primi manufatti in cemento armato, sulla tecnologia dei Calcheroni, dei forni Gill, la galleria di servizio e addirittura anche il serbatoio di nafta trasformato in un auditorium che si completa con una visita al museo in paese. Un recupero impressionante che tra acquisto dei terreni e dei ruderi, il restauro – innovativo – dei manufatti sotto la guida dell’architetto Alessandra Pacheco della Sovrintendenza delle Marche, la realizzazione del progetto globale redatto dall’ufficio tecnico comunale, ha comportato un investimento di 950.000 euro di cui 680.000 stanziati dall’Ente Parco dello Zolfo delle Marche e 120.000 dal Gal Esino San Vicino. Una somma importante
che però ha avuto l’atteso effetto moltiplicatore intuito dal senatore Primo Galdelli quando, assecondando il sogno di dare una vita turistica al complesso minerario di Don Dario, il parroco di Cabernardi, e l’ex minatore Giuseppe Paroli, spinse Camera e Senato ad approvare la legge sul parco dello zolfo.
L’ effetto moltiplicatore si vede già in questo primo anno di vita. Dati alla mano, il parco ha totalizzato quasi 6000 visite. Un risultato eccezionale reso ancora più eccezionale se si sommano le 1400 visite gratuite durante le giornate della Primavera del Fai il 19 e 20 dello scorso marzo. Merito dell’associazione culturale La Miniera onlus, a cui il Comune ha dato in gestione il complesso, e della dinamicità con cui i giovani cabernardesi si stanno impegnando nell’accoglienza e la visita guidata degli escursionisti e dei turisti.
Ma non solo. Il parco, dando nuova vita alla miniera come luogo di ricordi, ha stimolato le scuole a fare ricerca, come la primaria di Arcevia sotto la guida delle maestre Ombretta Bucci e Maria Cristina Petronilli, fino ad essere sede di un corso di formazione per gli insegnanti di storia e di italiano di Arcevia, messo a punto dalla nota “Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia Clio 92”, corso sulla scrittura della storia nell’insegnamento che si terrà dal 23 al 26 agosto prossimi. Tra l’altro è anche come luogo di memorie che il parco è stato incluso in uno degli otto racconti della prestigiosa rivista Why Marche di prossima pubblicazione.
“Il Parco – commenta il sindaco Pesciarelli -, dà una precisa identità turistica al comprensorio e sfida la nuova economia del turismo e del tempo libero. Ragione per cui stiamo lavorando per completarlo e e dunque potenziare il progetto”. Un potenziamento che si vede anche nelle strategie messe in atto dall’Associazione: “puntiamo al turismo didattico e a conquistare spazio nel turismo minerario – commenta Patrizia Greci, la presidente della Miniera onlus -. Dopo tutto siamo l’unica miniera visitabile nelle Marche”. Insomma, il parco festeggia questo mese il suo primo anno di vita ma dai suoi legami con la comunità sembra proprio si festeggia le nozze di cotone.
Véronique Angeletti@civetta.tv
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