Una squadra Enduro in tutti i Moto Club d’Italia
|Strano a volte il mondo dell’aiuto e della solidarietà. Soprattutto se cerca di confinare le buone azioni in protocolli sterili e confonde tempismo e burocrazia.
Nel tragico evento che ha colpito l’Appennino che corre sui confini tra Lazio, Marche, Umbria ed Abruzzo, la storia degli “angeli enduristi” sembra essere quella di un’Italia dove per l’ennesima volta la forma conta purtroppo molto più della sostanza.
Farne la cronaca è molto semplice. Riguarda un gruppo di motociclisti in partenza per un fotorally organizzato sugli Appennini centrali e incentrato su Norcia e l’Italia centrale. La gita è programmata con mappe in tutti i suoi minimi dettagli. Roba che solo chi è endurista ama fare con strade sterrate, sentieri, mulattiere e percorsi zeppi di crinali e di fossi. Perché a fare la differenza è proprio quello. Loro sono enduristi e dunque esperti e patiti di fuoristrada.
Al nastro di partenza del fotorally dovevano essere una trentina e quando il terremoto colpisce rispondono al richiamo della guida del tour organizzato, che nel tempo di una email inviata direttamente alla protezione civile nazionale, mette il gruppo a disposizione trasformando la gita di piacere in un’operazione di salvataggio.
Poche ore e sono lì soprattutto nel Lazio, ad Amatrice ed Accumoli. Veloci, raggiungono le zone più impervie così caratteristiche dei nostri Appennini centrali superando crepe, frane, rovine. Non solo danno informazioni alla Protezione Civile sullo stato dei luoghi e il numero dei superstiti, ma rassicurano chi è rimasto isolato perché qualcuno sa che sono vivi, sa di cosa hanno bisogno e può ritornare carico di medicinali e di generi di prima necessità. Storie di straordinario soccorso piene di drammi e di speranze inutili da scrivere ma facili da immaginare.
L’elenco dell’aiuto che gli enduristi hanno dato al terremoto nelle 72 ore immediate alla scossa, quelle che contano e salvano vite sotto le macerie, è lunghissimo. Le due ruote hanno trasportato medicinali, cibo e taniche d’acqua; caricato medici, geologi, speleologi, ingegneri; mappato la viabilità; suggerito sentieri alternativi come quello che si sta aprendo per bypassare il ponte crollato di Amatrice; segnalato animali erranti. E lo hanno fatto con rapidità e perizia.
Hanno evidenziato quanto sia indispensabile l’Enduro. Ossia mezzi ed uomini in grado di passare lì dove il solito mezzo ed il solito bravo autista non riesce. Loro sono quelli che hanno conquistato la maestria a forza di praticare il fuori strada in situazioni ordinarie e hanno la tecnica giusta per farlo in caso di emergenza. Un’operazione che darà agli enduristi di Amatrice e di Accumoli il nome di “angeli su due ruote”, “angeli in sella ad una moto” e che finalmente dà le sue lettere d’oro ad uno sport tante volte criticato perché giudicato da ambientalisti ed amanti del silenzio una passione invasiva incurante della biodiversità.
Un ottimo lavoro di cui i media si sono ovviamente impadroniti esaltando il lavoro di tutti senza valutare se chi osannavano appartenesse o meno al nucleo del Motoclub Enduro della protezione civile di Cerveteri. Quello nato nel 2002 e collegato ufficialmente alla Protezione Civile che, a furor di comunicati, come quello del 27 agosto, ricorda – con tanto di logo della Federazione Motociclistica Italiana – a proposito della “situazione che si è venuta a creare nello svolgimento del servizio di assistenza alla popolazione nel tragico evento del terremoto di Amatrice” che “qualsiasi offerta di aiuto e partecipazione da parte di motociclisti ed enduristi deve essere gestita esclusivamente dal coordinamento del nucleo del gruppo comunale di Cerveteri.” Nota che ha un suo senso dopo le 72 ore di emergenza, a cui però manca l’espressione… da oggi in poi.. perché suona come una critica per tutti gli enduristi sul campo. Quelli che in un modo spontaneo e senza collegarsi a Cerveteri ma, a filo diretto con la Protezione Civile in luogo, sono intervenuti quando i minuti erano per davvero soffi di vita.
E a questo punto non si può che sperare che si finisca di parlare di autorizzazioni e di ordini ma si guardi il fare, e che tutto il mondo dell’Enduro si mobilita al fine di creare in ogni MotoClub una squadra di volontari con tanto di codice per il rispetto dei boschi e dell’ambiente, pronti a prestare man forte nell’emergenza e a correre in soccorso delle popolazioni che vivono in un’Italia dove l’orografia è un vanto ed anche il suo tormento.
Véronique Angeletti@civetta.tv
Foto di Tiziano Volpari, volontario endurista che ha prestato soccorso alle popolazioni di Amatrice ed Accumoli
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