Il Sant’Antonio Abate: modello di ospedale di comunità
|Sindaco Pesciarelli, Direttore Area Vasta2 Bevilacqua, Presidente della commissione regionale sanità Volpini, il coordinatore dei medici di base Fioranelli
Le Marche a lezione all’ospedale di Sassoferrato? Sembra di sì. E’ il premio che il paese si merita per essere stata il primo nella regione a realizzare un progetto completo di integrazione socio-sanitaria. Anzi ad essere il primo protagonista di una riforma che tra il deframmentare, riconvertire e riorganizzare la rete dei piccoli ospedali e quella dell’urgenza ha cancellato nella regione 790 posti letto per acuti, trasformato 13 nosocomi prima in casa della salute che oggi si chiamano ospedali di comunità, e trasferito reparti e servizi. Un mutare che ha fatto perdere al presidio l’unità operativa di riabilitazione ma ha ottenuto un risultato interessante: quello di essere perfettamente funzionale alla sua esclusiva vocazione territoriale ed è pure funzionante.
Riflessione che non ha niente di ridondante considerando che quello che era stato promesso dalla riforma regionale sanitaria a Sassoferrato è operativo mentre altrove è tuttora in forse. A Cagli e Sassocorvaro mancano gran parte degli ambulatori specialistici promessi; a Fossombrone, l’Area Vasta1 si è accorta che l’ospedale non ha locali a norma per integrarsi con Fano; ad Arcevia l’ambulanza medicalizzata, ossia con medico specializzato per il pronto soccorso, infermiere e autista soccorritore, è operativa H24 solo tre giorni su trenta. Qui articolo con tutti i dettagli sul caso H24 dell’ambulanza medicalizzata di ArceviaArticolo qui
Certo tocca a sempre rimanere vigili. Lo sa bene il sindaco Pesciarelli che, meno di un mese fa, ha dovuto inviare una lettera infuocata per impedire la chiusura della palestra riabilitativa e dell’unità delle terapie fisiche. Forse è per quello che mercoledì 30 novembre, il sindaco ha insistito per far fare una visita lampo del nostro nosocomio al direttore dell’area Vasta Bevilacqua e al presidente della commissione regionale sulla sanità Volpini presenti ad un inaugurazione al Profili di Fabriano. Ciceroni: il coordinatore dei medici di base, il dottore Fioranelli, il responsabile della Rsa il dottore Andreoli e Donatella Cinti capo sala delle Cure Intermedie.
Un blitz che ha evidenziato l’ottima organizzazione dell’ospedale con il suo piano terra riservato ai medici e agli ambulatori, al primo piano la Residenza protetta e al secondo la Rsa e le Cure Intermedie. Organizzazione che hanno fatto prendere consapevolezza ai vertici della sanità marchigiana che il Sant’Antonio Abate è il top dell’organizzazione sanitaria sul territorio. Sopratutto considerando che ha un unità diurna per malati di Alzheimer. Otto posti che, per le famiglie, sono un vero e proprio sollievo sapendo che i loro cari sono assistiti da specialisti in grado di aiutarli a mitigare l’avanzamento della malattia e possono ricavare una finestra di normalità per loro stessi. Il servizio prevede addirittura il trasporto.
Se poi al livello amministrativo, l’Area Vasta 2 riuscirebbe a mettere in organigramma un impiegato in più sarebbe perfetto. Purtroppo quando una delle due impiegate va in ferie o si ammala in automatico si dimezzano gli orari del front desk della sanità pubblica.
Poi ci sarebbe il problema dei locali a servizio del 118. In cima alla scala antincendio, in locali in fila divisi da un lungo e stretto corridoio incorniciati da un alto scalino. Localizzazione che non consentirebbe mai di fare della postazione un Pat, acronimo di Punto di Assistenza Territoriale dove i cittadini possono recarsi per interfacciarsi con un medico in caso di piccole urgenze. Una nuova unità studiata dalla regione per chiudere i Punti di Pronto Interventi di numerosissimi ospedali come imposto dalla legge ma che offriranno i stessi servizi di prima con lo stesso personale e l’appoggio dei medici che lavorano nel presidio sanitario. egli ospedali di Cagli, Sassocorvaro, Loreto, San Severino Marche, Osimo . Problema comunque che a Sassoferrato non sussiste visto che, da lustri, i sentinati non vanno al pronto soccorso ma chiamano il 118 che attiva la postazione con ambulanza medicalizzata H 24 del nosocomio. Poi si si aggiunge che gli autisti sono della Croce Rossa sassoferratese e dunque hanno il territorio in testa e non inseguono un navigatore satellitare, forse è proprio vero che il Sant’Antonio Abate ha le carte in regola per essere un modello di ospedale di Comunità.
Véronique Angeletti@civetta.tv
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