Pasquale Rotondi, il Monuments Man italiano
|Sassocorvaro ospita sabato 5 marzo, la 19 esima edizione del Premio Rotondi, dedicato ai Salvatori dell’Arte. L’occasione per ricordare l’eroe Pasquale Rotondi, storico dell’arte, che salvò 10mila opere dal saccheggio dei nazisti. Il Monument Man italiano che visitò ma scartò il sentinate Palazzo dei Priori e il palazzo dei Brancaleoni a Piobbico…
“Il raggruppamento di opere d’arte più importante mai realizzato al mondo”: con queste parole Pasquale Rotondi definiva l’enorme patrimonio di opere d’arte di inestimabile valore che durante la seconda guerra mondiale egli raccolse, nascose e custodì per impedirne la devastazione e la razzia da parte delle truppe naziste. “Operazione Salvataggio” era il nome in codice per una vicenda degna della più appassionante spy story che inizia con l’ingresso dell’Italia in guerra, nel 1940, quando il governo fascista ritenne di dover proteggere le opere d’arte di maggior pregio in un luogo segreto e sicuro. L’incarico, delicatissimo e di grande responsabilità, fu affidato al giovane Sovrintendente alle Gallerie e alle Opere d’Arte delle Marche (che all’epoca comprendeva la Dalmazia), Pasquale Rotondi, trentuno anni, arpinate come Cicerone e come lui uomo di studi e di cultura, non certo abituato a missioni rischiose e top secret. Eppure Pasquale Rotondi, un eroe “normale”, rimboccandosi le maniche seppe condurre e portare a termine un incarico che avrebbe fatto tremare chiunque, perché si trattava di salvare un tesoro unico, non riproducibile, di immenso valore artistico ed economico, che rischiava di essere sottratto
o distrutto sotto i bombardamenti. Cinque anni, tre mesi ed otto giorni il tempo in cui opere dei più grandi Maestri italiani e stranieri trovarono alloggio nel Montefeltro, in gran parte nella monumentale e stupenda Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro, costruita nella seconda metà del Quattrocento su progetto del senese Francesco di Giorgio Martini, ingegnere militare del duca di Urbino Federico da Montefeltro, in parte anche nel Palazzo dei Principi di Carpegna: in tutto circa 10.000 opere provenienti dalla chiesa di San Marco a Venezia, dalla Galleria Borghese a Roma, dal Castello Sforzesco e dall’Accademia di Brera a Milano, dalla Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, e ancora dal Vaticano, da Pesaro, dalla Dalmazia, da Ascoli Piceno e inoltre da tutti i musei e le chiese marchigiane: nel Montefeltro arrivarono quadri di Caravaggio, Bellini, Raffaello, Piero della Francesca, Bramante, Rubens, Giorgione, Tiziano, Crivelli, Tiepolo, Canaletto, Veronese, Mantegna, Tintoretto e molti altri, ma anche preziosi manoscritti e documenti d’archivio, porcellane, ceramiche, tappezzerie, suppellettili medievali, sculture. La ricerca del luogo più sicuro dove conservare le preziose opere era stata lunga e minuziosa, Rotondi aveva ispezionato fra l’altro il Palazzo dei Priori di Sassoferrato, il palazzo dei Brancaleoni a Piobbico, la Rocca di San Leo ed altri palazzi e chiese; la scelta era caduta in un primo momento su Urbino, ma la vicinanza di presidi militari e di un deposito di armi e munizioni lo rendeva un possibile obiettivo bellico e quindi, dopo lunghe ricerche, Rotondi aveva optato per Sassocorvaro e Carpegna, località più defilate e pertanto più protette e sicure: in particolare Sassocorvaro nelle corrispondenze cifrate assunse il nome in codice di “Ricovero”. In gran segreto e con pochi uomini e mezzi a disposizione il giovane Sovrintendente organizza l’imponente trasferimento, dopo aver dotato di parafulmini le strutture adibite a deposito e aver creato collegamenti con la stazione dei carabinieri. 132 casse vengono fatte sparire all’interno delle antiche mura, ma la situazione, dopo l’otto settembre 1943, precipita: l’Italia, non più al fianco dei tedeschi, subiva l’occupazione nazista e nello stesso tempo i bombardamenti degli alleati si andavano intensificando, inoltre la divisione tedesca di Hermann Goering aveva l’incarico di razziare le opere d’arte per trasferirle in Germania. Pasquale Rotondi ha l’idea di togliere le etichette che indicavano il contenuto delle casse, un espediente che si rivela provvidenziale quando un reparto di SS arriva a Carpegna e il comandante della guarnigione vuole controllare le casse lì custodite, per verificare se contengano armi. I militari ne aprirono una, che fortunatamente conteneva i manoscritti del compositore Gioacchino Rossini e, pensando che tutte le casse contenessero documenti, i soldati non persero tempo ad aprire le altre. Un vero colpo di fortuna. Ma Rotondi comprendendo che le opere non erano più al sicuro decise di spostarle, un’operazione difficilissima in un momento tanto travagliato. A bordo della sua Balilla comincia a caricare le opere più piccole e preziose, tra cui “La tempesta” di Giorgione, che nasconderà sotto il letto della sua camera dove la moglie si fingerà malata per poterle sorvegliare. In seguito, con l’aiuto di alcuni amici, fra cui Giulio Carlo Argan, e di Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, Rotondi fra mille difficoltà trasferisce le opere in Vaticano dove rimarranno fino alla fine del conflitto. L’operazione salvataggio era così felicemente conclusa. L’eccezionale storia di Pasquale Rotondi e delle opere d’arte da lui salvate è rimasta pressoché sconosciuta per molti anni, mentre Rotondi, nel dopoguerra, continuava nel suo lavoro di sovrintendente a Urbino e a Genova, poi di Direttore dell’Istituto Centrale di Restauro e infine di consulente del Vaticano per il restauro della Cappella Sistina. “Nell’84 – racconta la figlia Giovanna – il sindaco di Sassocorvaro venne a sapere cosa era stato ospitato nella Rocca e contattò papà. Da lì partì tutto: libri, premi, onorificenze, la cittadinanza onoraria di Urbino… Era felice, ma con ironia disse: ora mi hanno ben commemorato, non mi resta che morire”.
Pasquale Rotondi muore nel 1991, investito da una moto, durante il restauro della Cappella Sistina. All’Operazione Salvataggio e al suo benemerito protagonista Salvatore Giannella ha dedicato un libro, “L’Arca dell’Arte”, e un docu-film, “La lista di Pasquale Rotondi”, trasmesso nel programma Rai “La storia siamo noi” (il video nell’approfondimento) e in seguito premiato all’Art Doc Film Festival di Roma.
Su questo Monument Man italiano sono stati scritti articoli, libri, tesi di laurea, sono state allestite mostre e al suo nome è stato intitolato il Premio Pasquale Rotondi assegnato ai salvatori dell’arte, cioè coloro i quali si adoperano per salvaguardare il patrimonio artistico, sull’esempio di colui che il grande storico dell’arte Giulio Carlo Argan ha definito “un uomo che ha speso la sua vita per l’arte”, Pasquale Rotondi.
Tiziana Gubbiotti@riproduzione riservata
Per approfondire…
Il video della RAI – La Storia Siamo noi…dedicato a Pasquale Rotondi
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