I tesori del Salvi nel Monastero di Santa Chiara
|Sassoferrato – Ottimo il riscontro della trasmissione riservata a Sassoferrato e Fabriano, passando per Genga da Marcopolo Tv, il canale dedicato a viaggi, avventura e ai luoghi più suggestivi d’italia e del mondo.Sul canale 222 del digitale terrestre, la trasmissione guidata da Paolo Notari ha coinvolto 150mila telespettatori. Da un primo sondaggio, il grande pubblico è stato in particolare intrigato dal Monastero di Santa Chiara, scrigno di tre splendide tele di Giovan Battista Salvi coinvolte nella mostra “La Devota Bellezza” che avrà il suo open day il prossimo 17 giugno e dalla sua guida ufficiale Suor Maria Giuseppina.
Le opere custodite nel Monastero sono importanti. Una Annunciazione, affresco staccato attribuito a Giovanni Antonio da Pesaro, e alcuni preziosi dipinti di Giovan Battista Salvi, detto “il Sassoferrato” dal nome del paese dove nacque nel 1609, felice interprete dell’arte sacra nell’epoca della Controriforma.
L’Annunciazione è stata riconosciuta come un’opera giovanile del Salvi: l’Angelo e la Madonna, inquadrati all’interno di una struttura architettonica con colonne, hanno il capo circondato da un’aureola dorata a differenza di un’altra Annunciazione del Salvi, di ispirazione raffaellesca, conservata a Perugia. L’Angelo, posto a sinistra e di profilo, e con in mano un giglio bianco, presenta un filatterio davanti alla bocca con l’iscrizione Ave Maria gratia plena Dominus tecum – mentre Maria, con le mani incrociate sul petto, avvolta da un manto azzurro punteggiato di stelle e con un libro poggiato sulle ginocchia, risponde con la formula di rito, scritta con andamento retrogrado, ECCE ANCILLA DOMINI, FIAT. La parte rimanente del verso dell’Angelus – che recita MIHI SECUNDUM VERBUM TUUM – sembra scomparire dietro una colonna. Una colomba bianca volteggia fra i due personaggi.
Nel soggetto mariano conosciuto come Mater Dolorosa, di cui esistono numerose copie nel mondo – fra l’altro a Venezia, nella chiesa di Santa Maria della Salute, a Roma nella Galleria Rospigliosi Pallavicini e presso il Royal Collection Trust a Londra – la Vergine si mostra con lo sguardo tristemente rivolto verso destra, le mani strette l’una all’altra e il viso parzialmente ombreggiato dal manto che le copre la testa e parte della fronte. L’azzurro del mantello, che costituisce una sorta di firma stilistica dell’artista, fa da contrappunto alla veste chiara che si intravede al di sotto e alla delicata luminosità della carnagione della Madonna.
La Mater Amabilis, anche detta Madonna orante, è una delle opere più note e rappresentative dell’arte di Giovan Battista Salvi. Circonfusa da una luce dorata, con le mani giunte in atteggiamento di preghiera e con in testa un velo leggero che lascia scoperte alcune ciocche di capelli, la Vergine, a mezzo busto, ha gli occhi rivolti verso il basso e indossa un mantello azzurro sopra una veste rossa. I colori vividi, brillanti, e la luce sapientemente utilizzata per esaltare i panneggi rimandano alle caratteristiche dell’arte rinascimentale. Il Salvi, pictor Virginum – come è stato definito – fu infatti affascinato da modelli classici quali Raffaello e Pietro Vannucci detto il Perugino, ai quali di frequente si ispirò sia pure attraverso una sua personale interpretazione.
Pamela Damiani@civetta.tv
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