Sentinum, l’esempio “a tutta birra” che stuzzica … e molto!
|Una bella banda dove il maestro – birraio s’intende – è Samuele Carnevali e le birre hanno i nomi dei monaci che hanno vissuto nell’abbazia di San Cassiano. Stuzzica parecchio l’abbinamento tra i caratteri dei monaci che ci vivevano e i sapori. La birra bionda ha la solarità e l’allegria di Giovanni, quella ambrata è l’eco delle storielle libertine di Gregoire. Quanto ad Hugo e Tommaso il mistero non è stato ancora svelato ma dai colori e dal gusto sembra che il primo fosse tenace ed il secondo piuttosto accomodante. Un sapiente lavoro di malto e luppolo che ogni anno in media si trasforma in 12mila litri di birra da quel 2008 quando il trio – Alessandro, Raffaela e Sonia – affrontò la sfida di produrla. Sapori decisamente influenzati dall’acqua di grotta, quell’acqua di San Cassiano che fa la differenza. Un’acqua calcarea che ha un grado di durezza relativamente basso per merito dei fenomeni carsici presenti al di sopra della sorgente.
Sentinum dunque diventa la vetrina di un prodotto locale e veramente tipico. Dove tipico va letto non nel senso della “tradizione” ma della “produzione”. Nel senso di “terroir” dove profumi, sapori e gusti sono legati all’interazione di fattori come terreni, clima, metodi e che, al ritmo dei giovani che stanno investendo nel settore, sta influendo positivamente sulle coltivazioni al punto di dare carattere, al pari delle tartufaie, ai terreni di alta collina e di montagna come, da secoli, i vitigni hanno dato le loro lettere di nobiltà alle fasce litorali e collinari. Lacrima e Verdicchio insegnano.
E Sentinum, culla della nostra comunità, vuole essere in questa Mostra il trampolino di un futuro a tutta birra firmato Millecento, azienda fabrianese che nel suo rilevare la sfida sta calamitando l’attenzione di tutte le aziende che producono birre di qualità dell’associazione “Marche di Birra”. Ramo marchigiano operativo dell’Associazione Città delle birre con sede nella vicina Apecchio che, guarda caso, è legata a Sassoferrato nell’area interna Appennino Basso Pesarese Anconetano. Una delle due aree pilota riconosciute dalla Strategia Nazionale delle Aree interne ideata dall’economista Fabrizio Barca che vede proprio nelle specificità delle piccole comunità il rilancio dell’Italia.
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