Il 25 gennaio 1393, ennesima guerra: coinvolte Sassoferrato, Cagli e Cantiano

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Il 25 gennaio 1393 Papa Bonifacio IX riceve a Roma gli ambasciatori dei Malatesta e dei Montefeltro per cercare di metterli d’accordo e far terminare l’ennesima guerra che si è scatenata fra loro. Da Rimini è arrivato Giacomo de’ Benincasa da Fano, da Urbino Antonio Vivarelli de’ Pili da Mercatello.

Mondolfo, sulle colline fra Fano e Senigallia, in un’antica stampa

Oggetto del contendere è il possesso di alcuni castelli fra Marche e Umbria: Corinaldo e Mondolfonella Marca d’AnconaCantiano nel Contado di GubbioSassoferrato nella Provincia di Spoleto; Donato e Fenigli, con le ville di Monte Varchi, Canneto e Valle Fabbri, nel Contado di Cagli.

L’ultima guerra fra gli eterni rivali è iniziata nel 1389 quando Pandolfo Malatesta si prende Corinaldocon il sostengo dei Guelfi del luogo. Entrato di notte nel castello, ne scaccia tutti i Ghibellini. Ma siccome alcuni avevano tentano di resistere, ne fa decapitare una decina.

Corinaldo, in provincia di Ancona

Non che i Montefeltro se ne stiano con le mani in mano. Come narrano le Cronache di Gubbio, «Azzo Capitanio del Conte (Antonio da Montefeltro, ndr) cavalcò a Rimino per Cesena, Fossombrone, Senigallia; et più volte have prede e prigioni».

Non che si combatta sempre; anzi, le “querele” e i tentativi, almeno formali, di comporre le differenze davanti a un arbitro sono innumerevoli, come ormai si sono fatte pressanti le sollecitazioni di tutte le grandi signorie d’Italia affinché gli eterni nemici la piantino di mettere a soqquadro la regione. Ma non si arriva a nulla. Né c’è da stupirsi, osservando il tenore dei tentativi “diplomatici” che intercorrono fra le due parti.

Cantiano, nella Gola del Furlo, come doveva apparire nel Medio Evo

Come quando, nel 1391, la stessa Cronaca di Gubbio annota che «i Malatesti mandarono (a Urbino) Messer Leale Malatesta Vescovo di Rimini al Conte Antonio». Fin qui tutto bene. Se non che il presule riminese è latore di un messaggio ben poco conciliante: «che non s’impacciasse di Sassoferrato, né anco di Cantiano, e che li rendesse Giovanni di Messer Francesco che teneva in prigione. E non ottenne niente». Si ottiene invece che, come scrive il BranchiGiovacchino da Sassoferrato «tolse Sassoferrato a Giovanni de Messer Ungaro (nipote di Malatesta “l’Ungaro”), et pigliollo, et mandollo a Fabriano; et el Signor Carlo (Malatesta) tolse molti castelli del Contà di Sassoferrato».

Sassoferrato, foto di Margherita Maracchini 

La sentenza del papa arriva il 27 gennaio ed è pubblicata con una Bolla del 2 febbraio 1392. Come di consueto, si dice più o meno che tutto deve tornare come prima della contesa. E come al solito, i contendenti fanno orecchie da mercante.

Il 6 marzo i Montefeltro reclamano che i Malatesta non hanno ancora restituito un castello di loro proprietà presso Gubbio e che di fortificavano presso la sua Montenovo per assediarla. Da parte loro, i Malatesta denunciano che il Conte invece di disarmare ha messo insieme 3 mila cavalieri per riprendersi quanto aveva perduto col trattato. Bisognerà attendere il luglio e la missione (ultima di una lunga e infruttuosa serie) del cardinal Landolfo di S. Nicolò, detto il Cardinal di Bari, che per quasi tutto il mese fa la spola fra Rimini e Urbino, finché, più con le cattive che con le buone, riusce infine a imporre il rispetto della pace giurata davanti al Pontefice.

Di questa pace che parte il suggello che giunge nel 1393Carlo Malatesta e Antonio da Montefeltro si incontrano a Montelevecchie (Belvedere Fogliense, presso Tavullia) e, fattesi «molte chareze», combinano due matrimoni incrociati: Guidantonio da Montefeltro sposa Rengarda Malatesta e Galeotto Belfiore Malatesta si unisce ad Anna da Montefeltro. Non sono i primi e non saranno gli ultimi intrecci parentali fra le due casate e come tutti quanti non serviranno a estinguere la secolare rivalità.

Montelevecchie, oggi Belvedere Fogliense

Articolo di Stefano Cicchetti, direttore responsabile dell’on line Chiamamicitta.it

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