Tranche de vie
|Traggo questa foto da “Sassoferrato vecchie e nuove immagini” di Woner Lisardi, un libretto che raccoglie alcune foto d’epoca possedute dall’autore. Pochi gli originali, molte copie da copie, a giudicare dalla bassa qualità delle riproduzioni; poche e lacunose le informazioni, ma qualche curiosità, il che induce a considerarlo ugualmente apprezzabile. Vi ho trovato questa immagine, che non conoscevo e che mi ha sorpreso perché, a differenza di quasi tutte le altre note, risalenti ad una stessa epoca, presenta un evento nel suo svolgersi, testimoniando oltre che la padronanza, anche la consapevolezza della peculiare specificità del nuovo mezzo espressivo posseduta dal suo autore. La fotografia andava infatti sempre più configurandosi, con i nuovi obiettivi luminosi, le emulsioni “rapide” e la lezione dell’impressionismo che apriva gli occhi e la mente ad una nuova sensibilità, come uno strumento capace non solo di documentare eventi statici o a ritrarre persone irrigidite in pose innaturali, ma di cogliere atmosfere e riprodurre il fluire ed i movimenti della vita.
Come tutte quelle di cui ho finora trattato (e come le altre di cui dirò qualcosa quando me ne verrà ancora il ghiribizzo), è una immagine presa in Piazza Oliva. È una inquadratura del primo arco di vicolo Frasconi, con a sinistra la casa dell’omonima famiglia, di cui si vede la finestra del vano a terra (non ancora trasformata in porta) e quella del primo piano. A destra il palazzo Cecchetelli Ippoliti (anch’esso non intonacato e privo della lapide commemorativa di Baldassarre Olimpo degli Alessandri, che il signor Rodolfo vi avrebbe fatto apporre molto tempo dopo, nel 1940).
Peccato che non sia nota la provenienza di questa immagine: avrebbe certo aiutato a meglio definire l’evento rappresentato. Il portone del palazzo è aperto e c’è forse qualcuno, dalla finestra sovrastante, che discretamente osserva. Cosa aveva portato tutta quella gente ad affollarsi proprio in quei pressi e un fotografo a riprendere la scena? Nell’inquadratura possono contarsi quasi cinquanta persone, ma molto probabilmente altrettante, se non di più, stazionavano a destra, tra il muretto di via La Valle e il palazzo dei Priori ed a sinistra, forse fin davanti la chiesa di San Giuseppe. Le ombre ci dicono che mezzogiorno era passato da poco, mentre gli atteggiamenti e le vesti appropriate ed eleganti (in scuro con copricapo gli uomini, in lungo e cappellino le signore di ceto più elevato, con scialle e veste domenicale le altre) attestano che si trattava di un evento solenne e formale, in una giornata serena d’inizio estate.
Provo ad avanzare una ipotesi, dopo averne formulate e scartate almeno altre due, assumendo che il titolo attribuito da Woner alla foto (che in altri casi si rivela impreciso o addirittura casuale): “Dopo il matrimonio tutti in piazza Oliva” corrisponda al vero, e cioè che tutte quelle persone, amici, conoscenti, servitù, mezzadri e persino passanti per caso, come forse la donna con la cesta, si trovassero lì in attesa di felicitarsi con dottor Raniero, notaio e già figura eminente della comunità, per le sue nozze, celebrate il giorno prima, 31 maggio 1867, ad Osimo, e conoscere la sposa, contessa Elisa Politi, imparentata con i Leopardi di Recanati (l primo figlio della coppia, Rodolfo, sarebbe nato il 2 aprile 1869 ed il secondo, Tullio, nel 1873). Se fosse stato possibile datarla in un giorno di qualche decennio successivo, avrei attribuito questa foto a Gustavo Baldini, per un lungo periodo l’unico dilettante locale in possesso dei necessari strumenti tecnici e culturali, e l’avrei considerata una delle poche sopravvissute alla sua morte e alla dispersione dei suoi beni. In questo caso penso che l’evento abbia portato a Sassoferrato, al seguito di qualche convenuto proveniente da altre città, un altro dilettante evoluto o un fotografo professionista di cui non conosceremo mai il nome.
(1° aprile 2008)
Quasar