Ancora sul comune in Borgo

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Franco Lunardi mi ha rivelato l’esistenza di un’altra immagine, che non conoscevo, del Comune tonilliano, e sempre fotografato vis à vis dell’originale.
Quando Massimo me l’ha mandata per e-mail mi è sembrato anzitutto evidente, considerate le migliori condizioni del modello e l’abbigliamento dei protagonisti, che era stata scattata qualche anno prima dell’altra, ma non al tempo della passeggiata del 1955, che avvenne in un piovoso febbraio e non mi risulta sia stata fotografata (l’ha invece “ricostruita” impressionisticamente in un quadretto Tullio Pesciarelli).
L’immagine è una vera “istantanea” (i giovani dell’era dei bit sanno che era un sinonimo di immagine fotografica che ancora conservava traccia dello stupore che si doveva provare, agli albori della fotografia, di fronte una macchina capace non solo di riprodurre fedelmente il reale, ma anche di “fermare” il movimento?): il Comune oscilla perché guardando la macchina e sforzandosi di non ridere, non è facile tenerlo in orizzontale. C’è però un bel sole, nel primo pomeriggio d’estate, e il fotografo (un amico, il Brutto o Fernando, il postino con l’hobby della fotografia?) imposta l’otturatore a 1/100 di secondo e congela il movimento di tutti, condannando all’anonimato il malcapitato che si intravede e che non può portarsi più in luce senza far cadere l’edificio.
È (forse) il 26 luglio e qualcuno ha aperto la porta della chiesa sconsacrata di San Giuseppe (che è così giunta alla terza citazione) per portare fuori i vari pezzi e montare la piattaforma (di cui pure ho già parlato: in questa rubrica evidentemente tutto si tiene) per il concerto di S.Ugo della banda. Sono molti moduli a due gradini, e uno se ne intravede in secondo piano, nella foto.
Franco, lo sconosciuto piegato quasi in due (Gigetto?), Ricuccio, Umberto, Checco, Italo, Richetto, Eridano e altri ragazzi sono seduti sotto le logge, sulle sedie del Gringo; fumano e parlano di ragazze e del film che vedranno stasera al cinema comunale. Dal lato assolato della piazza, all’improvviso, un rumore di oggetti spostati rompe la quiete sonnolenta: per facilitare l’uscita della piattaforma degli operai stanno trascinando fuori dalla chiesa il comune di Tonillo. Il gruppetto si alza dalle sedie per osservare meglio, indeciso sul da farsi. Ad un tratto compare una macchina fotografica e gli eventi precipitano: si attraversa la piazza alla spicciolata e poi rapidamente, per non intralciare più di tanto il lavoro degli operai che hanno già iniziato a portar fuori la piattaforma, si solleva da terra il fatidico simulacro e ci si mette, si fa per dire, in posa.
Click.
Dedico queste righe, accompagnate da un pensiero commosso, a Richetto (Enrico Benedetti, il secondo da sinistra), il ragazzo più simpatico e spiritoso di quel gruppo, che ci ha lasciato qualche giorno fa. La simpatia che istintivamente ispirava e la sua intelligente arguzia, che hanno contribuito a rendere indimenticabili tante serate estive trascorse in compagnia di Tonillo e degli altri amici, rimarranno tra i miei ricordi più cari.
(8 febbraio 2008)
Quasar

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