Io, al Parco della miniera non ci credevo…

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In realtà tutto iniziò quando il Governo colse la richiesta del Senatore sassoferratese dei
Galdelli Comunisti Italiani Primo Galdelli appoggiato dal deputato arceviese DsMarisa_Abbondanzieri Marisa Abbondanzieri per inserire una norma a favore dell’istituzione di un Parco minerario dello zolfo in un collegato ambientale. Con in dotazione un miliardo delle vecchie lire per ognuno degli anni 2001, 2002, 2003. Pertanto fu quasi in automatico che la Regione Marche trasferì al ministero dell’ambiente, i siti, i beni minerari, le relative cartografie e le schede descrittive. Poi, sempre su richiesta del Governo, fu la Regione a sollecitare gli enti locali a manifestare il loro interessamento e a firmare con lei un’intesa. Il che provocò un susseguirsi di atti con i quali la provincia di Pesaro Urbino, quella di Ancona, le CM del Catria-Cesano, dell’Esino-Frasassi, dell’Alta Valmarecchia e dei comuni di Pergola, Sant’Agata Feltria, Talamello, Novafeltria e Sassoferrato firmarono l’intesa con la Regione Marche. Gli anni passarono, si limarono di nuovo alcune cartografie e il 20 aprile 2005 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio d’intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed ovviamente con la regione Marche emana il Decreto ufficiale d’istituzione.
E’ in questo Decreto che sono elencate le finalità e l’attività del Parco: “assicurare il recupero, la conservazione, la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico-culturale e tecnico-scientifico dei siti e dei beni” ed affida la gestione del Parco ad un Consorzio di diritto pubblico. Infine istituisce una commissione ad hoc per predisporre lo statuto ed il regolamento e con il decreto del  3 ottobre 2006 il Ministro Pecorario Scanio dà il via. I quindici membri hanno, salvo proroghe, 180 giorni per costruire giuridicamente il consorzio. Una rosa di nomi che dimostra quanto il parco è importante per il territorio ma anche l’importanza che ogni amministrazione locale dà al recupero delle strutture e soprattutto della memoria storica. A rappresentare la Regione Marche c’è’ il cagliese, Ds Italo Grilli, per il comune di Pergola il geometra Rossano Romei dei Comunisti Italiani,  per Novafeltria , il sindaco Cangiotti, Guglielmino Cerbara per Sant’Agata Feltria, Rolando Rossi per Talamello e per la Provincia di Pesaro Urbino c’è Odino Zacchilli. Dalla parte di Ancona, è l’assessore Denis Censi (eletto nella lista civica del sindaco Luigi Rinaldi) a rappresentare Sassoferrato, il sindaco Purgatorio per Arcevia, e Mario Fratesi per la Provincia di Ancona. Anche le CM sono presenti. Quella del Catria-Cesano attraverso l’avv. Osvaldo Lucciarini di Serra Sant’Abbondio, quella dell’Esino-Frassassi con Marino Montalbini e l’Alta Val Marecchia con l’unica donna Maria Letizia Valli. Carlo Evangelisti rappresenta il  Ministero dell’ambiente e Andrea Trotta quello dei Beni e delle Attività Culturali. Infine in rappresentanza di tutte le Università Marchigiane, il geologo Michele Mattioli, l’unico vero tecnico della commissione.

Articolo dopo articolo, il consorzio pubblico del Parco Museo Minerario delle Miniere di Zolfo delle Marche prende forma giuridica. I quindici si vedono nel palazzo di vetro della Provincia di Pesaro Urbino, a Perticara e pure a Cabernardi. Sono senza sede ed itineranti. L’avv. Osvaldo Lucciarini, il serrano che rappresenta nella commissione la CM del Catria Cesano, affermava: “ Riconosco che abbiamo un compito complesso e delicato. Complesso perché il tavolo è tecnico, prettamente giuridico Carlo Evangelisti, Presidente dell'ente Parco delle Miniere di Zolfo delle Marchema, stabilendo gli organi, le modalità di voto e di partecipazione di ogni ente all’interno del Consorzio, è anche politico. Delicato perché operiamo su un area che spazia dall’entroterra anconetano ai confini del pesarese toccando la memoria, la storia sociale ed economica di numerosissime famiglie residenti e non.” Anche per Rossano Romei, Comunisti Italiani, era la memoria a dettare legge allo spirito dello statuto. “Ecco perché Bellisio Solfare con la sua raffineria, la sua stazione ferroviaria, tasselli fondamentali della filiera dello Zolfo, deve avere anche nello statuto un proprio peso.”  Per  l’ingegnere cagliese Italo Grilli, che nella commissione dei 15 rappresenta la Regione Marche, lo spirito giusto è soprattutto di arginare ogni campanilismo. “Il Parco, spiegava,  non nasce per semplice volontà delle tante amministrazioni pubbliche presenti sul suo territorio ma proprio in risposta alla volontà della popolazione residente di far emergere attraverso la memoria dei manufatti, della lavorazione, dei cimeli la propria identità. Ed è a questa voglia di collettivizzazione della memoria che rispondiamo, affinché il parco possa migliorare lo studio del territorio,  aggiungendo un’altra tipologia di offerta al sistema turistico dell’entroterra.” “Ragione per la quale”, aggiungeva Denis Censi, il rappresentante del Comune di Sassoferrato, “stiamo valutando l’inserimento nello statuto non di una ma di due comunità del Parco. E ovvio che pur lavorando in sinergia, ognuno dei bacini estrattivi ha peculiarità che si tradurranno in particolari progetti tenendo conto del loro reale rilievo storico.” “Il parco“, amava precisare infine Romei, “ ha delle finalità ben precise. Mira a tutelare, recuperare e conservare, per fini ambientali, culturali, scientifici, formativi e turistici, i siti e i beni connessi all’attività mineraria. Pertanto ci sono tante chiavi di lettura e non di meno una ambientale, che tutela l’habitat, il paesaggio non solo al livello culturale come le associazioni che rifiutano l’apertura di nuove cave a Bellisio lo stanno da tempo sottolineando.” “E’ un immensa opportunità”, affermava Michele Mattioli, il rappresentante delle Università Marchigiane,  l’unico tecnico della commissione. Professore di mineralogia alla facoltà di geologia di Urbino, Mattioli aveva le idee di uno che conosce la forza geologica del parco e ne intuiva tutte le potenzialità didattiche. Aveva in mente un parco geominerario, un eco-museo a cielo aperto, un luogo di riflessione dove l’archeologia industriale insegnava la storia e rimava anche con le scienze.
perticara_miniera_zoomUn insieme di riflessioni colte nelle varie interviste che fanno trapelare come per mettersi tutti d’accordo passi del tempo. E passa così veloce che l’ente Parco Museo Minerario delle miniere di zolfo delle Marche rischia di morire ancora prima di nascere. Era l’anno in cui il Ministro Calderoli era impegnato a recidere gli enti inutili e l’ente Parco, da più parti, era accusato di non aver avuto una fattiva operatività. E poi, il Parco era entrato in un limbo amministrativo per colpa dell’altro comune capofila, Novafeltria, che era tra i comuni che sono migrati dalle Marche in Emilia Romagna. Un limbo che rischiava di incellofanare i fondi (3 miliardi delle vecchie lire di cui si era speso pochissimo) o, peggiom allettare l’Emilia che da anni investiva nel binomio turismo-archeologia industriale. Rischi reali  “perché il parco regionale era stato istituito da una legge nazionale e con la presenza di Perticara, regionale non lo era più…”
Poi il colpo di scena. Dopo anni di “sofferta” gestazione politica, focalizzata soprattutto sulla stesura dello statuto da parte di un comitato tuttora provvisorio, la miniera di Cabernardi si presenta alla sede dell’ente Parco a Pesaro come un progetto turistico-culturale globale, articolato in varie step da giocare come opportunità turistica. Nasce il Parco Archeominerario.

Véronique Angeletti

 

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